domenica 27 maggio 2007

Tadao Ando - Chiesa della luce - Osaka, Giappone - 1989

Tadao Ando è, ad oggi il più noto architetto giapponese; il suo lavoro si distingue per l'uso dei materiali in purezza, per la geometria semplice ed intuitiva, per l'assenza della decorazione e del superfluo.
Le sue esperienze fondono i ricordi dei viaggi in Europa, Asia e Africa con la tradizione composta del Sol Levante, l'uso del cemento armato e l'inserimento della natura nelle sue architetture.

Pensando alle opere di Tadao Ando, nello spirito di questo blog, mi sono soffermato sul progetto per la Chiesa di Ibaraki, un quartiere residenziale di Osaka, poiché ho pensato a questa architettura come un edificio con una grande componente effimera.
"Quale è il materiale più effimero?" mi chiedevo da qualche giorno, poi ho notato in internet una fotografia di questa piccola cappella fotografata di notte, un edificio spoglio, senza particolarità che però diventa uno spazio di incredibile bellezza quando la luce penetra dai tagli sulla parete retrostante l'altare che incrociandosi formano una grande croce luminosa che pervade il piccolo edificio di culto andando a sfumare sulle pareti laterali e riflettendosi su soffitto e pavimento.

La pianta, è una scatola chiusa di forma rettangolare, intersecata da un muro-diaframma inclinato di quindici gradi che divide la zona adibita alla preghiera da quella dell'ingresso.
Il volume, buio, contrasta con la luce, manipolata architettonicamente, resa astratta e simbolica al tempo stesso, introducendo tensione nello spazio, sacralizzandolo.

I materiali usati sono semplici: tavole in legno grezzo recuperate dalle impalcature, per il pavimento e per le panche, cemento armato gettato in opera da abilissimi carpentieri, reclutati dallo stesso Ando, per le murature.

Lo stesso Ando così descrive la sua opera:

"La luce è l'origine di tutto: allorché colpisce la superficie delle cose, ne delinea i profili; producendo le ombre dietro agli oggetti, ne coglie la profondità."

domenica 20 maggio 2007

Luis Barragán - Scuderia San Cristóbal - Los Clubes, Messico

Il progetto per la Scuderia San Cristóbal, 1967-1968, forse il più famoso dell'architetto centroamericano Luis Barragán, è l'opera che meglio riassume i concetti del "regionalismo critico", termine concepito da Kenneth Frampton per definire le esperienze architettoniche che si possono definire moderne seppur molto legate alle tradizioni locali.
L'architettura di Barragán si compone di pochi elementi semplici ma ben definiti: murature lineari, spazi chiari, aperture nette, colorazioni intense, corsi d'acqua, fontane, e gli immancabili, silenziosi giardini, facilmente riconoscibili anche nel progetto di Los Clubes.
Le murature, massicce e di intense tonalità che vanno dal rosa al rosso, definiscono sia gli spazi interni che quelli esterni, l'abbeveratoio per i cavalli, alimentato da un getto d'acqua che sgorga direttamente dal muro che scherma l'ingresso alle scuderie, definisce lo spazio di mediazione fra queste ultime, l'abitazione e il giardino.
L'architettura appare sanguigna, molto legata alle caratteristiche locali, ben ritmata nella definizione dei vuoti e dei pieni, come una musica latino-americana, e allegra nei colori come i variopinti abiti messicani.
Gli elementi naturali infine sono sapientemente dosati, divenendo veri e propri componenti architettonici che definiscono spazi ma che allo stesso tempo contrastano, con la loro naturalezza, la semplice ma pur sempre artificiale architettura colorata del grande architetto.

Un'architettura di armonie e contrasti, un'architettura ancor'oggi moderna, dopo qurant'anni dalla costruzione, dopo vent'anni dalla morte di Barragán, uno dei migliori esempi di inserimento dell'architettura nella natura.

Per concludere, vorrei citare questa frase di Vittorio Gregotti che ben esprime il rapporto fra territorio e architettura e che si può perfettamente sposare con l'architettura di Barragán:

"Per costruire il progetto bisogna innanzitutto stabilire una regola... ciò che dà verità e concretezza architettonica alla regola è il suo incontro con il sito: solo dall'esperienza del sito nascono le eccezioni che aprono e formano l'architettura"

domenica 13 maggio 2007

Herzog & De Meuron - Allianz Arena - Munchen

Il primo articolo vero e proprio di questa avventura editoriale, iniziata da poco, lo voglio dedicare all'Allianz Arena, lo stadio di Monaco di Baviera progettato dalla coppia di architetti della svizzera francofona Jacques Herzog & Pierre de Meuron che ho avuto recentemente la fortuna di vedere con i miei occhi.

L'Allianz Arena è uno stadio di calcio situato nella periferia settentrionale di Monaco, raggiungibile con molta facilità e ben collegato al capoluogo della Baviera.

È stato inaugurato alla fine dell'aprile 2005 ed è sede delle partite casalinghe delle squadre di calcio locali, il Bayern Monaco ed il Monaco 1860.
Ha sostituito l'Olympiastadion, sede delle due squadre fin dal 1972 dal quale dista solo poche centinaia di metri.
Lo stadio ha ospitato la cerimonia e l'incontro di apertura degli ultimi mondiali di calcio.
L'Allianz Arena ha una capacità di 66.000 posti, contiene 3 asili per lasciare i bambini, negozi e ristoranti, su un'area totale di circa 6.500 m². Vicino allo stadio è stato costruito il più grande parcheggio sotterraneo d'Europa, che ha una capacità di 10.500 autovetture.
Il guscio esterno è composto da 2.874 pannelli di ETFE, un tessuto molto resistente quasi trasparente ma che da lontano si presenta di un bianco candido, quasi lucido.
I fogli di EFTE, spessi 0,2 mm, sono posizionati su un'inteiatura in acciaio a forma di losanga che rende i vari blocchi di rivestimento e copertura bombati verso l'esterno.
Ogni losanga può essere illuminata singolarmente con colori differenti (rosso, blu e bianco), consentendo di mostrare una spettacolare varietà di disegni, legati alla Baviera (che ha lo stemma a losanghe bianche e blu) e alle due squadre cittadine (bianco e rosso per il Bayern, bianco e blu per il Monaco 1860), rendendo quest'architettura semplicemente fantastica durante la notte.

Abbandonandomi alla poesia, appena intravista l'Arena dall'autostrada che la affianca, mi è sembrata una grande nuvola bianca e soffice che galleggia appena appoggiata alla grande piastra in cemento armato che la mantiena legata al terreno, più semplicemente, ma meno poeticamente, questa può apparire come un grande pallone.


Secondo il mio parere, l'Allianz Arena è uno dei progetti di Herzog & De Meuron più riusciti, spettacolare e incredibile da vedere soprattutto in notturna con il rivestimento esterno illuminato coi colori della Baviera o totalmente in rosso.

Mi dispiace dire però che la coppia svizzera affianca a grandissimi progetti, fra cui la riconversione della Tate Modern di Londra ed il futuro ampliamento della stessa, il deposito della Emanuel Hoffmann Stiftung di Basilea, il Forum Building di Barcellona, la bellissima Biblioteca di Cottbus, alcuni progetti di minor fascino come, ad esempio, il De Young Memorial Museum di San Francisco.
Devo però affermare, che, al contrario di ciò che avviene per altri grandi progettisti, le architetture di Herzog & De Meuron si distinguono sempre l'una dall'altra fornendo un'ampia vastità di spunti, nuovi concetti, nuove strutture e nuovi materiali.

Infine vorrei citare due ultimi progetti in costruzione che mi hanno colpito positivamente e, appena possibile, recensirò nei futuri post: il grattacielo più alto di Basilea, particolare per la sua forma in elevazione, e lo Stadio Olimpico di Pechino per i futuri giochi dei cinque anelli del 2008, che verrà inaugurato all'inizio del prossimo anno.

domenica 6 maggio 2007

Le origini


Il nome del sito nasce da un'intervista di Daria Bignardi a Massimiliano Fuksas, in una puntata de "Le invasioni barbariche", nella quale l'architetto romano confessò di aver cercato durante l'intera carriera l'architettura più effimera possibile.

"Le architetture più effimere sono le dune di sabbia mosse in continuazione dal vento"

Architettura effimerA

Oggi, domenica 6 maggio ha aperto architettura effimera.blogspot.com,
un blog dedicato agli appassionati, come me, di architettura contemporanea.
Il mio obiettivo è di "creare" una rivista d'architettura online, dove discutere dei progetti più recenti, raccogliere informazioni, fotografie e commenti.
Inoltre una piccola parte del blog sarà dedicata
ai miei progetti ed alle mie personali idee dalle quali spero possano nascere discussioni interessanti.