mercoledì 3 ottobre 2007

Peter Cook & Colin Fournier - Kunsthaus - Graz (Austria)

Sulle rive del fiume Mur, all’angolo tra la Südtiroler Platz e il Lendkai, la nuova Kunsthaus di Graz si presenta come l’insolita composizione formata da un edificio in ghisa e vetro e da un volume biomorfico lucido e bluastro. Questo accostamento genera nel visitatore una sensazione di contraddizione e di armonica proporzione fra le componenti: un’impressione dialogica, che trova spiegazione nel proposito progettuale di definire il concetto contemporaneo di spazio espositivo.
Gli architetti Peter Cook e Colin Fournier, vincitori del concorso conclusosi nell’aprile del 2000, hanno dato vita alla sintesi tra presenza storica e sperimentazione formale, preesistenza del passato e organismo extraterrestre proveniente dal futuro.
L’Eisernes Haus, il primo edificio realizzato in Europa con elementi prefabbricati in ghisa, costituisce l’eredità storica di questa dicotomia, la struttura che genera la forma. Costruito attorno al 1847, è stato restaurato nei materiali e ripensato nella distribuzione dei volumi disponibili, per ospitare, dislocati su quattro livelli, l’ingresso principale affacciato alla Südtiroler Platz, la biglietteria, lo shop, un laboratorio di arte mediale, la sede della rivista fotografica Camera Austria e gli uffici amministrativi della nuova Kunsthaus. La “Casa di Ferro” sembra essere l’appoggio della grande bolla sospesa nella scenografia urbana di Graz.

La costruzione organica rappresenta il secondo atto dell’intervento, e si esprime con un linguaggio innovativo in termini di forma che diventa spazio. Il corpo si mostra come elemento autonomo, la cui superficie era stata concepita, in fase progettuale, come un involucro in laminato plastico traslucido integrante un sistema di comunicazione luminoso. La scelta tecnologica finale, dettata da ragioni economiche e costruttive, adotta, invece, più tradizionali pannelli di resina acrilica avvolgenti una struttura metallica, la cui tessitura è interrotta da veri e propri tentacoli, protuberanze cilindriche volte a nord ( “per catturare la luce abbiamo inciso la pelle, l’abbiamo tirata verso l’esterno e aperta permettendo al sole di entrare da nord” C.Fournier ). Il sistema BIX sviluppato dal gruppo berlinese realities:united, 930 tubi circolari fluorescenti da 40 Watt ciascuno integrati nell’intercapedine esterna, muta il colore di questa membrana in un megaschermo a bassa risoluzione capace di proiettare semplici sequenze di immagini pulsanti e flussi di testo. Ogni anello di luce ha la funzione di un pixel e può essere controllato da un elaboratore. L’organicità dell’oggetto non si ferma alla sola forma, il materiale costruttivo diventa un’interfaccia comunicativa, epidermide sensibile e mutevole nel tempo che comunica con l'esterno e mette in relazione l'"extraterrestre" con gli umani.
L’apparente nuvola sembra fluttuare, disconnessa dal terreno urbano, al di sopra dei tetti rossi a falde del contesto urbano che la circonda. Il piano terra è infatti delimitato da una vetrofacciata continua e interamente coperto dalla superficie incurvata della bolla. La sua apertura sul Lendkai, immette il visitatore nel foyer, in comune con l’Eisernes Haus, che da accesso sia ad un ambiente versatile per la lettura e la comunicazione, sia alla caffetteria, comunicante all’occorrenza con un ampio spazio multiuso. Dal foyer, con una rampa mobile, si penetra all’interno della bolla sovrastante e superando un’area dedicata alle opere degli artisti più giovani, si arriva direttamente al terzo livello che ospita la prima sala espositiva e un laboratorio di arte mediale equipaggiato con stazioni informatiche interattive. Una seconda rampa automatica conduce alla sala espositiva superiore dove le pareti ricurve dell’involucro si estendono sino a definire la copertura punteggiata dai caratteristici tentacoli. La maglia strutturale si interrompe anche in alcune zone dove un rivestimento trasparente consente la vista esterna, incorniciando la Torre dell’orologio sullo Schlossberg e la prospettiva del centro storico oltre il fiume Mur, lasciando una sorta di comunicazione con l'esterno dal quale invece si distacca totalmente per forme, materiali, tipologia strutturale, colori, sensazioni, illuminazione.

Le superfici nude, continue e avvolgenti delle interiorità, renderanno l’opera d’arte unica protagonista di questi spazi ambigui. La possibilità relazionale tra artista e visitatore sarà poi completata dall’interazione con la pelle esterna, soggetta alle metamorfosi causate dagli impulsi luminosi. Le textures visive potrebbero essere dettate dall’opera ospitata, dall’artista, dallo sponsor privato o dal visitatore stesso, sfumando la linea immaginaria di separazione tra architettura narrante e opera d’arte. Alla fine del percorso, il visitatore esce dalla nuvola ed entra in una galleria vetrata a sbalzo che si affaccia sullo spettacolare panorama cittadino circostante (
"il contrasto tra questo sottile elemento architettonico e quello organico è evidente quanto il contrasto tra un ago e la pelle" C.Fournier ).
Accostati e collegati da un breve segmento trasparente tra primo e secondo piano, il volume biomorfico e l’Eisernes Haus, sembrano voler suggerire la percezione dell’insieme. Le forme sinuose del primo si fondono organicamente con la solidità strutturale del secondo per conferire innegabile sinergia all’architettura realizzata.

A mio parere una delle più belle opere architettoniche del 21esimo secolo, fusione di nuove tecnologie, elementi strutturali, luce, visioni utopiche del passato, elementi del futuro, che si distacca dal suo intorno anche se Graz sta compiendo un passo avanti verso la contemporaneità in architettura dopo la costruzione del passaggio sul fiume Mur di Acconci Studio e della Kunsthau, forse unica realizzazione di quella utopia architettonica che era Archigram di cui lo stesso Peter Cook fu protagonista.

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